Con questo primo post di inaugurazione della Rubrica #KDramasTemptations voglio spiegare cos’è un Kdrama e da cosa si differenzia con i nostri di produzione occidentale.
Un Kdrama o più comunemente drama coreano è una serie tv di produzione sud-coreana.
La produzione di drama in Corea risale ai tempi dell’invasione giapponese e se per molti anni è rimasta chiusa nei confini della Corea del Sud, con il tempo ha preso sempre più piede conquistando pubblico anche oltre oceano, complice l’avvento di internet e i numerosi servizi di streaming e download e le traduzioni dei sub in diverse lingue.
I drama coreani si differenziano non solo dai nostri occidentali ma anche da altri di nazionalità orientale principalmente per la loro durata: un episodio di un Kdrama oscilla dai 60 agli 80 minuti ma ci sono casi in cui un singolo episodio arriva anche a durare 1h30 o più.
I Kdrama fatta eccezione di casi sporadici, hanno una sola stagione. Se da una parte questo può essere un vantaggio, non ci sarà infatti bisogno di fare speculazioni su come potrebbe continuare la serie e farsi salire l’ansia nell’attesa e ciò permette anche agli attori di dedicarsi a più drama durante l’anno. Dall’altra parte però capite bene che se un drama presenta un finale aperto, sapere che non ci sarà un altra stagione lascia un po l’amaro in bocca.
A differenza dei drama giapponesi e taiwanesi di solito dalle tematiche più leggere, quasi sempre a tema scolastico e dove il sentimento dell’amore è vissuto in modo più lineare senza grossi sconvolgimenti. Quelle coreane trattano spesso tematiche più serie e adulte. Non è raro infatti che in un drama coreano si affrontino temi quali la violenza, la morte, le lotte di potere e qui l’amore raramente non subisce scossoni e non viene messo a dura prova nel corso delle puntate.
Con i drama si ha inoltre uno scorcio, anche se non sempre del tutto veritiero, della vita delle famiglie sud-coreane. Nei drama spicca nettamente la distinzione delle classi sociali. I chaebol<, quelli che noi definiremo “nati con la camicia”, sono le persone che fin dalla nascita hanno la strada spianata. Nascono in famiglia altolocate, ereditano l’azienda che la famiglia possiede da generazioni e vivono in case lussuose e moderne, scorrazzando in giro con i loro suv o auto sportive. In ogni Kdrama dalle tematiche contemporanee che si rispetti deve esserne presente uno, spesso in un ruolo da protagonista. Dall’altra parte abbiamo invece le famiglie più semplici, per le quali la vita non è quasi mai tutta rosa e fiori. L’unione e l’intreccio tra queste due classi sociali è uno dei temi più ricorrenti nei drama.
Altra distinzione va fatta sul genere. Se i drama contemporanei ad ambientazione moderna sono quelli che più hanno preso piede in occidente e in particolar modo nei paesi latini (probabilmente per le somiglianze con le soap opere) una buona fetta delle produzione è dedicata ai drama storici anche detti “period drama”. Questi possono facilmente superare i 40 episodi e come suggerisce il nome sono ambientati in epoche più remote. Al di là della storia sempre ricca di intrighi, triangoli amorosi, tradimenti e alle volte un pizzico di fantasy, ciò che cattura sono sopratutto i costumi di scena e gli ornamenti.
Uno dei primi drama ad ottenere successo non solo in patria ma anche oltreoceano tanto da essere venduto in 91 paesi è proprio un drama storico: Dae Jang-geum lett: La grande Jang-geum del 2003. Divenendo di fatto uno dei precursori della “korean wave” cioè l’onda coreana che ha fatto sì che i drama acquistassero popolarità anche in altri paesi permettendo alla cultura coreana di ottenere riconoscimento anche all’estero.
Un altra tematica sempre molto presente nei drama coreani è quella della morte e resurrezione. Alcuni dei drama più belli che ho visto trattano proprio questo argomento.
Parlando da un punto di vista personale, Il mio primo contatto ravvicinato con i drama l’ho avuto nel lontano 2009 con la visione del drama giapponese Ichi rittoru no namida, letteralmente: “un litro di lacrime” (che è più o meno la quantità che si versa durante la visione di questa serie) seguito poi, dal più leggero e romantico Mischievous Kiss, letteralmente: “bacio malizioso” trasposizione televisiva del celebre manga Itazura na Kiss. Vuoi poi la mia non poco velata preferenza per l’animazione, vuoi che i drama non erano facilmente reperibili, soprattutto quelli con i sub ita. La mia voglia di guardare drama è andata poco a poco scemando fino a scomparire quasi del tutto.
Questo almeno fino a Gennaio 2018 quando grazie a Netflix ho scoperto i drama coreani.
Posso dire con certezza che è stato amore a prima vista. Certo non immaginavo che da semplice passione si sarebbe trasformata in ossessione (perché non saprei in che altro modo definire il fatto di svegliarmi all’alba e mettermi a vedere un episodio invece di provare a riprendere sonno!) in un arco di tempo veramente breve.
Le serie tv coreane mi hanno letteralmente catturata, rapita e presa in ostaggio. Complice di questa passione sbocciata, il servizio di streaming “Viki” piattaforma dedicata alle serie tv orientali, se infatti quelle coreane rappresentano il catalogo più vasto, è possibile comunque trovare anche drama cinesi, giapponesi e perfino taiwanesi.
Questa mia passione/ossessione è il motivo principale che mi ha spinto a voler aprire questa rubrica che ho scelto di chiamare #Drama’s Temptations. Perché così com’è difficile resistere ad una tentazione, altrettanto difficile è resistere ad un drama.
Da Gennaio 2018 ad oggi ho già visto 70 drama (e ne ho almeno altri 7 attualmente in visione) per il 90% coreani e per un discreto 10% cinesi. La rubrica #Drama’s Temptations di cui mi occuperò e che uscirà il giovedì, tratterà soprattutto Kdrama ma non mancheranno anche i consigli sui Cdrama (chinese drama) e chissà, forse capiterà che parlerò anche di drama giapponesi e taiwanesi. Mi occuperò anche di scovare nella rete chicche e notizie particolari sul mondo dei drama in generale. In attesa di poter parlare delle serie attualmente in corso, una volta che saranno concluse, settimanalmente dirò la mia su quelli che per me sono i “must da guardare”.